Bottiglia di vino. Dall'altra parte della Manica, a cipolla, a pera, poi cilindrica e con le spalle dritte. In Francia piuttosto ovoidale, con spalle spioventi, sia in Champagne, sia in Borgogna o Bordeaux dove, a partire dal XIX secolo, prevalgono anche forme cilindriche con spalle dritte. Ma i creatori sono andati oltre con la loro fantasia: il flauto del Reno, la bottiglia impagliata della Toscana, il bocksbeutel a forma di zucca della Franconia, la bottiglia di clavelin del Giura, la piccola bottiglia di Tokaji a collo lungo o constania dal Sud Africa.
Senza l'invenzione della bottiglia, i vini non sarebbero mai stati possibili anticamente protetti dall'aria e dalla luce e mai prima d'ora la personalità delle regioni e l'anno di produzione si erano manifestati con tale brillantezza.
La rivoluzione risale al I secolo d.C., quando fu inventata la cerbottana nella lavorazione del vetro. Agli inizi del XVII secolo le produzioni europee, troppo fragili, non potevano essere utilizzate per trasportare liquidi su lunghe distanze. Poi l'Inghilterra, un paese importatore, ideò la bottiglia di vetro spesso e nero, lavorato in una fornace riscaldata con carboni. Anche gli inglesi scoprirono in Portogallo le virtù del sughero, che permette la chiusura ermetica, così da poter affidare loro le bottiglie e il vino più esigente, conservarli, trasportarli e conservarli per secoli. E non molto tempo dopo inventarono anche lo champagne, che i francesi produssero solo a partire dal periodo della Reggenza.
Autore
Presidente dell'Accademia francese del vino e presidente della Società geografica, Jean-Robert Pitte è uno specialista in geografia culturale. Da Storia del paesaggio francese (1983) a Bordeaux-Bourgogne. Passioni rivali (2007), da trent'anni svolge ricerche approfondite sulla geografia della gastronomia e del vino.